Il futuro delle gallerie

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Una crisi economica improvvisa e devastante. Una pandemia che ha cambiato il modo di interfacciarsi, ma anche di comunicare e spendere. La tendenza a trasformare l’acquisto di opere d’arte nella nuova corsa all’oro.

Mettere insieme tutti questi elementi ha come risultato un quadro a tinte fosche, che nessun collezionista vorrebbe appendere a un muro: in poche parole, il futuro delle gallerie d’arte, dalle più piccole alle più grandi, è a rischio. Se chiudono spazi come Gagosian a San Francisco o Marian Goodman a Londra, fra i più importanti al mondo, che speranza c’è per i pesci piccoli?

Riformare un settore

Lo spazio offerto da questo sito può diventare un luogo di incontro per considerazioni e ricette per uscire da un momento nero. Non basta l’appello a non speculare sull’arte: i maggiori collezionisti stanno già iniziando a vendere i propri tesori. È urgente ripensare l’idea che l’arte debba per forza essere costosa, e bisogna appellarsi alla collettività perché investa come può – e non quanto i galleristi vorrebbero che spendessero. Una buona idea potrebbe essere quello dei crowdfunding dedicati ad acquisire opere in più esemplari, in modo da riuscire a possederne “collettivamente”. Insieme a fiere e aste con prezzi calmierati, si tratterebbe di una via di uscita per tornare ad attirare i piccoli risparmiatori.

martin