Distinguere tra gallerie d’arte e musei

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Nel momento in cui le Wunderkammern si sono trasformate in gallerie d’arte, i musei sono andati connotandosi sempre più. Dove inizialmente esisteva quasi una sovrapposizione tra i due, i musei sono diventati luoghi dove esporre oggetti significativi per la popolazione di uno specifico territorio: come oggi sappiamo, questi oggetti possono essere reperti storici, o espressione della creatività e dell’inventiva umana, possono provenire dal mondo naturale o essere relativi a un periodo storico o a un luogo molto specifici.

I musei, insomma, sono cresciuti fino a rappresentare una struttura dedicata alla protezione e alla diffusione di una conoscenza collettiva – di qualsiasi branca.

Gallerie, musei… che confusione!

E le gallerie? Come accennato esse hanno qualità di spazi commerciali che il museo non ha. O, almeno, non aveva. Un tempo le gallerie erano le uniche a vendere opere d’arte, e i musei erano spesso fra i loro clienti privilegiati.

Oggi questa separazione è meno netta, e abbiamo imparato dalle fonti di informazione che anche moltissimi musei, non solo gallerie, vendono o acquistano lavori artistici. Alcuni lo fanno, anche non necessariamente a causa della pandemia da Covid, per poter continuare a pagare struttura e personale. Altri per allargare le proprie collezioni e offrire continuamente nuovi lavori al proprio pubblico.

Bisogna ricordare un’altra differenza, anch’essa più sfumata oramai: le gallerie non avevano collezioni e depositi, ma solo esposizioni temporanee degli artisti o dei lavori in vendita. I musei erano i soli a conservare manufatti per motivi di tutela, di ricerca, di studio… e di mancanza di spazi sufficienti.

Infine una caratteristica che aiuta (o, dovremmo dire, aiutava: ma continuate a leggere!) a distinguere gallerie da musei è la proprietà: privata nel primo caso, pubblica nel secondo. Ma è sempre così?

Anche qui il passare del tempo ha comportato dei cambiamenti, e oggi esistono strutture museali che si chiamano “Gallerie” che non hanno nulla di privato, così come musei fondati da privati cittadini e amministrati da organizzazioni private attraverso consigli di amministrazione, come una qualsiasi azienda. I cambi di nome non aiutano a chiarire le cose.

Un esempio fra tanti: quanti chiamano i musei inglesi Tate “Tate Gallery”? Questi quattro spazi sono pubblici ormai da anni, ma nella mente del visitatore si fa ancora fatica a separarli dalla loro iniziale vocazione di scoperta e ricerca.

martin